Per inaugurare le nostre Interviste a 88 Tasti siamo andati a Milano a trovare il mitico Tino Carugati, pianista e YouTuber di lezioni di pianoforte. In questa intervista troverete mezzora di chiacchiere “scapestrate” in compagnia del barbone più stravagante del web!
Francesco Di Santo: Tino Carugati, classe 1930, pianista, youtuber di lezioni di pianoforte e “barbone professionista” (come ama definirsi), ospite qui nel nostro blog e canale di Imparare il Pianoforte.
Ciao Tino e benvenuto!
Tino Carugati: Ciao a te e grazie! sei stato molto carino ad avermi invitato a fare questa intervista. Ogni tanto parlerò anche in milanese; spero che comprenderai ciò che dico…
FDS: Tino, la prima domanda è d’obbligo: com’è possibile che una passione, come quella per la musica, si mantenga viva per così tanto tempo? Anzi, sembra addirittura crescere nel tempo!
TC: È vero: il fatto che la passione cresca con il passare del tempo lo provo innanzitutto sulla mia pelle. Questa cosa, però, la noto anche nelle persone che mi seguono sul canale youtube, in quanto non sono ragazzini… Queste persone si complimentano con me ringraziandomi di aver contribuito a far rinascere in loro una passione antica e di gioventù che avevano ormai abbandonato da tempo. Non deve sorprendere il fatto che la passione vada a braccetto con l’età.
FDS: La tua filosofia di vita ti ha portato ad essere pienamente padrone del tuo tempo senza avere padroni. Il concetto stesso di lavoro in musica è da sempre contraddittorio e vagante in confini indefiniti. Secondo te fare il musicista è un lavoro come un altro oppure deve rimanere sempre e comunque una passione?
TC: Vero, la libertà è una cosa che non ha prezzo. Tutta la mia vita è stata incentrata sulla libertà. Eppure anche facendo il musicista c’è il rischio di non essere liberi: questo accade principalmente quando si lavora su commissione. In tal caso, il prodotto che viene fuori può risultare artificioso, e comunque non esprime l’essenza vera di chi la produce. L’ideale è far sposare la passione con l’aspetto lavorativo. D’altro canto, chi non vorrebbe fare della propria passione un lavoro? Certo, non è una cosa a cui tutti possono aspirare, anche per via dei problemi della nostra epoca… Ci sono stati momenti in cui prendevi una chitarra, buttavi giù 4 accordi e vendevi milioni di dischi. Questi sono stati i favolosi ani ’60! Oggi tutto questo non c’è più: è pura fantascienza.
FDS: Sai, ho notato che la gente divora letteralmente tutto ciò che riguarda il pianoforte: legge libri, blog, segue piano tutorial, lezioni di pianoforte, ecc. Come mai secondo te, ormai da secoli, dal primo “fortepiano” di Cristofori, il pianoforte suscita così tanto interesse nelle persone?
TC: Il pianoforte è lo strumento più completo, punto. Noi pianisti siamo in grado di fare ciò che uno strumento a fiato o un violino non può fare, mentre la chitarra potrebbe stare sullo stesso passo del pianoforte ma… fa molta fatica! Col pianoforte dai armonia, dai ritmo, dai melodia. Cosa si può volere di più? Ti trovi in condizioni ottimali per fare musica. L’unico punto a sfavore è il fatto che il pianoforte è un bel bestione difficile da trasportare. In ogni caso, la tecnologia ci è venuta in contro per superare anche quest’ostacolo: pensa che sono ormai 30 anni che non ho più il pianoforte acustico. Il piano digitale te lo puoi portare appresso ovunque tu vada. Invece, quand’ero giovane, senza pianoforte acustico non andavi da nessuna parte. E poi, i nuovi pianoforte digitali imitano molto bene il suono di quello acustico. La cosa più bella è che non si scordano mai! Fidati di me che ho fatto anche l’accordatore: è una bella scocciatura che ogni pianista si evita. Viva la tecnologia!
FDS: Possiamo quindi permetterci di dire che il pianoforte è lo strumento più bello del mondo?
TC: Mah, forse un violinista non sarebbe d’accordo. Tutti gli strumenti hanno delle caratteristiche peculiari, e ogni individuo sceglie lo strumento che vuole imparare in base alla propria natura, sentendo come “sue” quelle caratteristiche.
FDS: Qual è le motivazione principale per cui un bambino, un adulto oppure una persona anziana dovrebbe cominciare a prendere delle lezioni di pianoforte? Cosa rende speciale lo studio della musica rispetto ad altri tipi di attività?
TC: Sicuramente una cosa va detta: molti genitori impongono ai propri figli di studiare uno strumento musicale. Non si può dimenticare che la musica è arte, e l’arte nasce con noi. Il talento nasce con noi. Pensa che io per l’inglese sono negato, e invidio chi parla con disinvoltura una lingua straniera. Evidentemente la natura ha deciso che io dovessi nascere negato per le lingue. Il talento, se c’è, ti marchia a vita e non lo puoi di certo comprare!
FDS: Tu sei il fautore del “suonare senza spartito”. Nelle tue lezioni di pianoforte online gratis rimarchi continuamente la filosofia del “butta lo spartito, suona all’infinito”. Quali sono i consigli principali che ti senti di dare a chi vuole imparare esclusivamente ad orecchio?
TC: È vero, nelle mie lezioni di pianoforte online rimarco spesso questo aspetto; ma come abbiamo detto in precedenza, a maggior ragione bisogna avere delle capacità innate, soprattutto quando si suona basandosi esclusivamente sul proprio intuito. Quella mia frase è anche un po’ una provocazione, nel senso che anche io utilizzo talvolta lo spartito, soprattutto se devo suonare un brano che conosco da poco.
FDS: In tal senso come imposti, per chi è alle prime armi, le tue lezioni di pianoforte per principianti? Dal momento che manca un punto di riferimento come lo spartito, quali criteri è necessario seguire?
TC: Il cervello e il cuore rappresentano, in questo caso, gli unici punti di riferimento possibili. Ma la parte musicale di una canzone viene, per me, prima di ogni cosa: io stesso, quando ascolto una canzone, focalizzo l’attenzione esclusivamente sull’armonia a tal punto di ignorarne il testo.
FDS: Questo modo di fare si può applicare anche per lo studio di brani classici oppure è utilizzabile solo per suonare la Pop e il Jazz?
TC: Guarda, uno dei motivi per cui abbandonai da giovane la musica classica è proprio questo, ossia che la musica classica è troppo vincolata dalla carta; nella classica sento il rischio di compromettere la mia libertà personale. Io non voglio che mi si obblighi a suonare quell’accordo, quella nota in quel preciso punto del brano… Anche quando suoni nelle band la libertà musicale non è mai totale, in quanto devi attenerti alla struttura d’insieme che è sempre più o meno rigida; inoltre non puoi mai prevalere sugli altri strumentisti. Da questo punto di vista preferisco decisamente suonare in duo, ossia voce e pianoforte.
FDS: Tu ha vissuto vari periodi, in un epoca fatta di continui cambiamenti musicali. Alla luce di ciò che hai visto, cosa pensi che ci riserverà la storia della musica? Ad esempio: vedremo mai, un giorno, un pezzo dodecafonico nelle hit parade? Oppure: il digitale soppianterà definitivamente gli strumenti acustici o le due cose continuerano a coesistere?
TC: No, il digitale non potrà mai soppiantare totalmente gli strumenti acustici. Uno Steinway Gran Coda o un Bösendorfer non possono essere sostituiti dai pianoforti ibridi. Cosa ci riserverà il futuro? Per quanto riguarda il jazz non c’è aspettarsi nulla di che, anche perché gli standard che vengono suonati per la maggiore sono sempre gli stessi. Per quanto riguarda la pop comincio subito col dire che gli ultimi Festival di Sanremo sono stati veramente scadenti. Che pochezza musicale! Viceversa, fino anni ’90, Sanremo aveva proposto canzoni molto ben fatte, molto ben concepite, ben orchestrate e ben cantate. Sì, credo che dal nuovo millennio qualcosa è accaduto… in negativo! Le note sono solo 7 e sono state spremute fino all’osso: questo vuol dire che, in futuro, il plagio sarà all’ordine del giorno.
FDS: Conosciamo il tuo temperamento poliedrico che ti consente di esprimerti e di conoscere varie forme e generi musicali. Ma in musica è stato fatto veramente tutto oppure ci sono isole nel buio ancora inesplorate?
TC: Non si può essere mai assoluti nei giudizi. L’uomo è in continua evoluzione tecnologica. I cellulari di oggi non sono il massimo ottenibile dall’intelligenza umana: in futuro vedremo altre cose, migliori e più performanti. Io spero che la musica possa proporci del materiale nuovo; ma la mia rimane una speranza, non una certezza…
FDS: Sai, ho notato che nei paesi in guerra, gira e rigira c’è sempre un pianoforte che suona tra le macerie. Tu stesso hai visto la seconda guerra mondiale. Inoltre sappiamo quanta dedizione hai dato qui a Milano alla Casa dell’Accoglienza “Enzo Jannacci” dove sei una vera e propria mascotte e dai lezioni di pianoforte a chi ha bisogno di stimoli continui per ravvivare energie rigenerative. Secondo te, la musica, può essere anche speranza?
TC: Sicuramente! C’è l’hai presente la scena finale del film Titanic dove c’è quel quartetto d’archi che suona nel mentre la nave sta affondando? La musica c’è sempre, anche nelle situazioni più estreme. La musica fa parte della nostra quotidianità: la senti negli spot, nelle case, nella automobili. Non si ferma mai e non la puoi fermare. In tutto il mondo si fa musica, anche nei paesi più poveri: è una gioia vedere ragazzi che, nonostante suonino batterie fatte con pentole e secchi di plastica, riescono ugualmente ad esprimere se stessi.
FDS: Bene, abbiamo finito. Grazie per l’intervista, sei davvero molto simpatico!
TC: Sono io che ringrazio te per l’opportunità che mi hai dato. È stato veramente un piacere.
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